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Dei dell’ Antica Roma quali Sono e la loro Storia

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Prima che Roma diventasse il fulcro centrale del cristianesimo, gli antichi romani erano una civiltà politeista che adorava gli dei e le dee romane.
Credevano che questi dei e dee aiutassero a fondare la loro terra e continuassero a dare forma alle loro vite quotidianamente. Dall’enorme assortimento di Dei e Dee, c’erano le dodici divinità principali che formavano il Consiglio dei 12. Questi erano i principali dei romani che davano agli antichi romani la fiducia necessaria per conquistare, avere successo e prosperare.

Alcuni di loro erano l‘equivalente romano degli dei greci, altri provenivano da antiche tribù italiche ed erano specifici di Roma e altri erano dei e dee che Roma iniziò ad adorare dopo la sua espansione in terre lontane, principalmente Egitto e Medio Oriente.

Ogni dio e dea romana aveva templi o luoghi di culto. Un luogo però era dedicato a tutti loro: il Pantheon di Roma come suggerisce il nome era dedicato a tutti gli Dei (Pan=tutti; Theon=Dei, in greco).

I Romani consideravano la religione un dovere morale e civile e non prendevano mai una decisione, sia essa di natura privata o pubblica, senza aver prima ottenuto l’approvazione degli dei. Più che un sentimento religioso, il loro era un attaccamento ai riti, una sorta di contratto con il divino: il singolo individuo, un gruppo familiare o l’intera comunica presta agli dei il culto dovuto, ma si aspetta in cambio, anzi quasi pretende, che i suoi desideri vengano soddisfatti.

La richiesta, per essere valida, va espressa rispettando un formulario dettagliato, che comprende riti e sacrifìci compiuti secondo un rituale inderogabile. Per questo e necessaria la presenza di sacerdoti, delegati a presiedere la purezza e l’efficacia di ogni specifico rito. Costoro si riuniscono in collegi e confraternite per tramandare e coltivare l’antica sapienza.

Le tre divinità più importanti del pantheon romano sono Giove, Giunone e Minerva, che compongono la Triade Capitolina, versione repubblicana di quella arcaica formata da Giove, Marte e Quirino. Ai maggiorenti tra gli dei i Romani hanno innalzato un tempio sul Campidoglio, nel luogo che un tempo era ricoperto da un bosco di querce* pianta sacra a Giove. Il tempio è fornito di tre celle, che custodiscono le statue delle divinità: al centro Giove, assiso in trono e circondato da temibili fulmini, alla sua destra Minerva, a sinistra Giunone.

triade-capitolina , gruppo scultoreo esposto dal 2012 nel Museo Civico Archeologico “Rodolfo Lanciani” di Montecelio Guidonia

IL TEMPIO DI GIOVE CAPITOLINO

Il Tempio di Giove Ottimo Massimo (in latino, aedes Iovis Optimi Maximi Capitolini) o di Giove Capitolino, dedicato alla triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva) era il più grande monumento esistente sul Campidoglio. Fu il centro del culto di stato romano e secondo la tradizione fu eretto in concorrenza del santuario dedicato a Iuppiter Latiaris sul Mons Albanus, nei pressi di Alba Longa. Davanti al tempio terminavano le cerimonie trionfali e vi si svolgevano le assemblee solenni del Senato, oltre ai sacrifici augurali dei nuovi consoli. Vi erano depositati gli archivi riguardanti le relazioni estere ed i Libri sibillini.
Il tempio di Giove Capitolino era dedicato pertanto a Giove Ottimo Massimo, insieme alle altre due divinità della triade capitolina, Giunone e Minerva.

La costruzione fu iniziata da Tarquinio Prisco e portata a termine dall’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo, ma il tempio fu inaugurato solo all’inizio della Repubblica nel 509 a.C.

L’edificio templare sorgeva su un alto podio con scalinata di accesso sulla fronte. Doveva essere circondato da un colonnato su tre lati, con altre due file di colonne allineate con quelle della facciata nel profondo pronao che precedeva le tre celle, quella centrale più larga delle altre secondo i canoni del tempio tuscanico.

I resti ancora conservati delle fondazioni e del podio, in gran parte al di sotto del Palazzo Caffarelli, sono costituiti da enormi strutture murarie parallele a blocchi di cappellaccio e testimoniano la grande estensione del basamento del tempio (circa 55×60 m).

Sul tetto è ricordata una grandiosa quadriga in terracotta, realizzata dall’artista etrusco Vulca di Veio nel VI sec. a.C. su commissione di Tarquinio il Superbo, sostituita poi da una di bronzo all’inizio del III sec. a.C.

Il tempio fu ricostruito in marmo dopo la distruzione totale provocata dai violenti incendi dell’83 a.C., del 69 e dell’80 d.C. Nella grande piazza antistante (l’Area Capitolina) erano numerosi templi di divinità minori ed altri edifici sacri, oltre a statue e trofei.

 

Elenco dei principali dei e dee romani

Nome dell’antico dio/dea romano Dea/Dio di Simbolo
Giove (latino: Iippiter, Iovis) Dio della luce, Dio delle tempeste e degli eventi meteorologici Aquila, illuminazione
Giunone Dea della luce, protettrice della nascita Mucca, pavone
Marte Dio romano della guerra e della prosperità agricola Lupo, picchio, cavalli
Venere Dea della bellezza e dell’amore Mirto, rosa, melo, fiore di papavero. Spesso rappresentato uscendo dall’acqua
Minerva Dea della conoscenza e della guerra Rappresentata in armatura completa e con una civetta, come la greca Atena
Apollo Dio del sole, della prosperità e della vittoria Il suo simbolo era l’alloro
Diana Dea della natura selvaggia, della natura e della caccia Rappresentato con arco e frecce
Mercurio Dio romano del commercio e del commercio Scarpe alate
Vulcano Dio del fuoco e del mondo metallurgico Rappresentato come un uomo impegnato in lavori metallurgici
Vesta Dea della famiglia e della casa Rappresentata come una donna matura con uno scettro
Mitra Dio asiatico e poi romano della luce, del sole e dell’agricoltura Rappresentato come un uomo che uccide un toro da cui spuntano spighe di grano
Quirino L’antico Dio di Roma, associato a Romolo Spesso rappresentato come un giovane barbuto, il suo simbolo pare fosse la pianta del mirto
Lari e Penati Dei della famiglia e della famiglia Spesso rappresentata come una bella giovinezza
Giano Dio dell’inizio e della fine, delle porte e del cambiamento Una testa con due facce che guardano in direzioni opposte
Cerere Dea dell’agricoltura Spighe di grano
Plutone Dio degli inferi e della ricchezza I suoi simboli erano il cane a 3 teste Cerbero e il serpente
Saturno Dio dell’agricoltura Il suo simbolo era la falce
Nettuno Dio del mare Cavalli, un uomo muscoloso con un tridente
Bacco Vino, orticoltura, ambiguità e teatro Uve, viti
Asclepio Medicina, salute, rinnovamento Un serpente avvolto attorno a una verga
Fauno Dio romano della natura selvaggia Rappresentato con zoccoli di capra
Iside Dea egizia della fertilità e della magia Rappresentato come un falco o come una donna dagli occhi d’aquila

Triadi 

  • Triade arcaica : Giove , Marte , Quirino .
  • Triade Capitolina : Giove, Giunone, Minerva.
  • Triade Plebea o Aventina : Cerere , Liber , Proserpina

Raggruppamenti di dodici Dei

Lectisternium del 217 a.C.

Un lectisternium è un banchetto per gli dei, al quale essi appaiono come immagini sedute su divani, come presenti e partecipi. Nel descrivere il lectisternium dei Dodici Grandi dei nel 217 a.C., lo storico augusteo Livio pone le divinità in coppie equilibrate di genere: 

  • Giove – Giunone
  • Nettuno – Minerva
  • Marte – Venere
  • Apollo – Diana
  • Vulcano – Vesta
  • Mercurio – Cerere

Complementi divini maschio-femmina come questi, così come l’ influenza antropomorfa della mitologia greca, contribuirono a una tendenza nella letteratura latina a rappresentare gli dei come coppie “sposate” o (come nel caso di Venere e Marte) amanti.

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