In Piazza Manfredo Fanti 47 a Roma c’è un bellissimo edificio che oggi è la sede della casa dell’ Architettura. L’edificio era nato per ospitare un Acquario Romano. Nel 1885 era stato affidato l’incarico all’architetto Ettore Bernich, nato nel 1850 a Roma da famiglia svizzera, di progettare, nel nuovo quartiere dell’Esquilino, in via di realizzazione, un edificio come esposizione di pesci.
Fu inaugurato il 29 maggio del 1887, ma questa funzione durò pochi anni. Dal 1893 al 1900 l’edificio risponde agli usi più svariati. Sono ancora funzionanti, almeno fino al 1894, le vasche con i pesci nella sala centrale, mentre questa e le gallerie, date in concessione temporanea, vengono adibite di volta in volta ad esposizioni vinicole ed alimentari, assemblee e riunioni delle associazioni più diverse, esposizioni artistiche, concorsi pubblici, palestra per le scuole del quartiere.
Alla fine del primo decennio del nuovo secolo l’Acquario è ormai consacrato come sala di spettacolo. E un teatro di secondo piano rispetto ad altre sale più prestigiose; di carattere decisamente popolare sia per il tipo di pubblico che per gli spettacoli che vi si tenevano, ospita attori come Petrolini e Viviani, spettacoli di operetta e varietà di grande successo come le due riviste che ottennero grande riscontro di pubblico Pantaloneide e Ornnibns nel 1909.
Fino all’inizio degli anni ‘20 continua ad essere usato come teatro, sala cinematografica e a volte circo equestre. In un certo senso la progressiva decadenza dell’immobile, a causa anche delle scarse opere di manutenzione intraprese da gestioni poco accorte e probabilmente anche con limitate risorse finanziarie, ha giovato alla conservazione dell’edificio.
Successivamente fu molto trascurato, utilizzato come magazzino del Governatorato in cui tra l’altro vengono conservati gli scenari del Teatro dell’Opera fino al 1985, quando iniziò il restauro.
Dal 2002 è affidato all’Ordine degli Architetti, che ha all’interno i suoi uffici, e viene utilizzato per manifestazioni, mostre e convegni, aperti a tutti. Nel giardino antistante, controllato e curato, c’è un tratto delle Mura Serviane, che attraversavano tutta la Villa Montalto, da Termini all’Arco di Gallieno. ( lo si può vedere nella pianta del 1876).
L’edificio si situa all’interno del quartiere umbertino dell’ Esquilino, a ridosso della stazione Termini,un quartiere realizzato alla fine dell’ottocento quando Roma è diventata capitale d’italia. L’ architetto Ettore Bernich è stato campione dell’eclettismo borghese tipico di quel periodo e autore in seguito del notevole Palazzo Fizzarotti di Bari.
Nell’ambiente si ha già modo di cogliere alcune delle caratteristiche della decorazione definita “alla pompeiana” ma in realtà eclettica e a volte ridondante combinazione di vari ornati classici. Stupisce inoltre una certa disomogeneità di invenzione ed esecuzione, ad esempio tra le pareti e il soffitto assai più ricco e raffinato, disomogeneità che pure caratterizza, forse per mancanza di fondi e fretta nell’esecuzione del lavoro, altri ambienti decorati dell’edificio. Le statue nelle nicchie sono rifacimenti in gesso dipinto con porporina ispirate a modelli antichi.
Il pittoresco giardino circostante , sorvegliato di giorno e chiuso di notte, parte integrante del complesso è ispirato alla sistemazione di spazi pubblici simili nella Parigi di fine ottocento, ma è ulteriormente caratterizzato con un tocco di inconfondibile romanità dalla presenza di ruderi imperiali